La realizzazione di un sognoL'idea di dare vita ad un'istituzione, atta a raccogliere universitari che, nell'impegno quotidiano dello studio, fossero disponibili a far propri gli ideali formativi, culturali e religiosi della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci) era viva da anni prima della realizzazione del Gregorianum. Il disegno, per il quale si erano prima ipotizzate varie soluzioni in sedi diverse (Roma, Firenze, Venezia) trovò la sua attuazione in Padova per la concorde volontà della Fuci e la pronta accoglienza di mons. Girolamo Bortignon, vescovo della diocesi. Mons. Bortignon - nella nota sensibilità verso la gioventù studentesca - colse subito la validità dell'iniziativa, contribuendo con idee e mezzi alla sua realizzazione. Ma è doveroso ricordare che l'attuazione del disegno da anni perseguito, ha preso corpo, non solo per la disponibilità della Fuci e della diocesi di Padova, ma anche per il valido aiuto di mons. Agostino Ferrari Toniolo, e per la donazione di un benefattore tanto generoso quanto anonimo. La possibilità di poter disporre già dal '58 di una somma ragguardevole diede subito ali ai promotori che avevano posto fiducia nell'iniziativa. A mons. Costa, mons. Ferrari Toniolo, Romolo Pietrobelli, Carlo Gregolin (allora presidente nazionale della Fuci) e ad altri amici di Roma, si unirono subito i collaboratori di Padova, Nando Gasparini, Giorgio e Mario De Sandre, Enrico d'Arcais, Ezio Riondato, Valentino Bonato, i sacerdoti Luigi Sartori e Angelo Gambasin, unitamente agli assistenti della Fuci locale. Con riconoscenza ricordiamo i molteplici incontri patavini in casa De Sandre e poi in quella di d'Arcais. Si andò anche alla ricerca di alcuni edifici in centro città, alla cui ristrutturazione l'arch. Bonato già presentava progetti di massima. Ma, al comprensibile entusiasmo di individuare subito una ipotesi di soluzione logistica, posero freno, sia mons. Costa (che non gradiva le soluzioni troppo anguste del centro città) sia la preveggente saggezza del vescovo di Padova che amava ripetere “prima dei mattoni occorrono le idee”; e d'altro lato, la Fuci ribadiva che “l'Associazione non ha bisogno di un collegio proprio, per il prestigio o per una ulteriore struttura organizzativa”; le ragioni sono più profonde - si diceva - e vanno ricercate nel giudizio che la Fuci andava maturando da tempo sulla situazione universitaria italiana e sulle responsabilità degli intellettuali (cristiani e non) in ordine alla funzione della cultura e del giovane mondo studentesco nello sviluppo della società moderna. Si andava così delineando in questi indirizzi, quanto il gruppo di docenti e di amici stava elaborando nell'individuazione dell'identità e della proposta che il collegio riteneva di assumere. Si decise di chiamare l'Opera con il nome di “Collegio Universitario Gregorianum”: “Collegio”, non pensionato o residenza e tantomeno albergo; “Universitario”, per l'esperienza di stile e di vita offerta a studiosi dell'università; “Gregorianum” in omaggio al grande e dotto san Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova nel sec. XVII. Sarebbe sorto in una zona aperta e ampia, con la possibilità di accogliere 60 universitari e 10 laureati con funzione di assistenti interni. Su progetto dell'arch. Brunetta il Gregorianum rappresentava la realizzazione di un sogno. La costruzione iniziata il 16 maggio 1962, con la posa della prima pietra (nel plinto della prima colonna all'ingresso), rispettò tempi e ritmi dei lavori, permettendo l'ingresso dei primi allievi il 10 ottobre 1963 per l'a.a. 1963-1964. Nel gennaio del '64 l'on. Luigi Gui, ministro della Pubblica Istruzione tenne nell'aula magna del Gregorianum la prolusione del primo anno accademico, presenti autorità civili e religiose, molti docenti universitari e un folto numero di giovani. Non dimenticherò il saluto che personalmente mi rivolse un emerito educatore: “reperire i fondi per ogni costruzione può essere impegnativo ma non impossibile, auguro che il mantenere fede alla proposta educativa cui tende questa istituzione pur impegnativa, non risulti impossibile”. don Ivo Sinico Quando un'istituzione diventa passione, ... - di Giovanni Lugaresi - pubblicato su "Il Gazzettino" edizione di Padova - Domenica 4 Giugno 2006. Intro > Le Origini |